Tempo fa abbiamo postato un articolo relativo al castello dimenticato di Monastir: Baratuli.
Dopo alcune ricerche abbiamo trovato questo passaggio nel libro “Viaggio nell’Isola di sardegna” di La Marmora, nel primo volume…
“A un quarto d’ora di distanza da San Pantaleo c’è il paese di Serdiana, dal quale passa il cammino più frequentato che conduce alla capitale dell’Isola. Un po’ più lontano, a ovest, c’è il paese di Ussana e, ancora più lontano, quello di Monastir, che fiancheggia ambo i lati della grande strada centrale.
Tra Monastir e Ussana si eleva un gruppo di montagnole di forma conica, sulle quali ho richiamato l’attenzione del geologo per la natura della roccia, una trachite anfibolica che le forma per intero. Il monte più centrale e più alto merita una menzione speciale per le rovine che vi si trovano in cima, nel punto preciso in cui ho sistemato in passato il mio segnale trigonometrico.
Questo rilievo porta, sia nella mia descrizione geologica, sia nella mia grande carta in due fogli, il nome di “Monte Olladiri”, che gli è stato dato anche dall’Angius nella sua voce sull’antica diocesi di Dolia. Alla voce “Monastir”, lo stesso autore parla delle rovine del castello di Bauladiri, che dice di aver visto sull’altura che domina la riva sinistra del Flumineddu, e che, secondo tale indicazione, dovrebbe essere la montagnola più settentrionale del gruppo dei monti di Monastir, e cioè quello che domina l’omonimo villaggio; non ho potuto osservare quei resti che, secondo l’Angius, sarebbero costruiti con argilla e ghiaia (argilla ghiaiosa); ma tutte le volte, circa otto o dieci, in cui ho dovuto raggiungere nel punto più alto del Monte Olladiri la mia stazione trigonometrica, alla base del mio segnale ho sempre notato un lembo di muro di una costruzione non in argilla, ma in buon cemento a calce, simile a quello dei muri degli antichi castelli medievali. In base alla semplice ispezione della malta, ho sempre considerato questo muro un’opera dei Pisani anziché degli Spagnoli.
Nelle mie ricerche sui testi degli antichi storici della Sardegna non ho mai trovato una qualunque menzione di un castello che avesse il nome di Olladiri; vi si legge però di un castello di Baratuli che apparteneva, con altre fortezze della regione, al famoso conte Ugolino della Gherardesca, immortalato da Dante a causa della sua triste fine nella torre di Pisa. Ora, non ho mai potuto trovare traccia di un castello con questo nome nella valle del Cixerri, dove si ergono ancora oggi le rovine del castello di Gioiosaguardia e di quello d’Acquafredda, già appartenenti alla stessa famiglia; d’altra parte, dopo aver perlustrato accuratamente la zona in cui si trovano queste rovine, situate su due alture isolate, rapportandomi mentalmente alla maniera di concepire l’arte della guerra dei castellani del Medioevo, sono giunto alla conclusione che gli ingegneri dell’epoca scegliessero preferibilmente le cime più isolate e inaccessibili, per costruirvi dei “nidi d’aquila” che comunicassero tra loro mediante segnali luminosi.
Vedendo da lontano il Monte Olladiri mi sono chiesto: perché non vi avrebbero potuto erigere un castello?
Questa supposizione è adesso avvalorata sia dallo stesso nome di Monte Olladiri, che probabilmente non è esatto e che, credo, debba essere sostituito da quello di Boladiri, sia dalle rovine dei muri di cui si è detto. Perciò penso in primo luogo che l’antico castello di Baratuli non debba essere cercato nella valle del Cixerri ma nel gruppo dei monti di Monastir; poi che il castello di Bauladiri di cui parla l’Angius sia lo stesso Baratuli del Fara ma, anziché essere collocato sul monticello del gruppo di Monastir che domina il villaggio a nord, esso debba, al contrario, essere cercato sulla cima più isolata e più alta del gruppo, che è quella del mio segnale, dove ci sono i ruderi di un vero muro costruito nel genere tipico del Medioevo. Probabilmente, quando mi è stato indicato il nome della cima, al mio orecchio di straniero il nome pronunciato Olladiri dalla guida sarà suonato come Boladiri.
In base alle ricerche poi intraprese su questa collina conica, ho saputo che il nome dell’antico castello (di cui si è conservata la memoria) sarebbe quello di Baladiri: ora sembra che quest’ultimo non sia che l’alterazione di quello di Baradili o Baratuli che lo storico Fara associa ai castelli di Acquafredda e Gioiosaguardia.
Quanto alla storia del castello di Baratuli, essa si riallaccia, insieme a quella delle due fortezze di cui sopra, alle vicissitudini della famiglia della Gherardesca, di cui si dirà a proposito della città di Iglesias e dei castelli d’Acquafredda e di Gioiosaguardia.
Dopo la caduta di Guelfo e Lotto, figli del famoso conte Ugolino, questo castello, come gli altri, cadde in mano ai Pisani. Da quell’epoca, densa di episodi sanguinosi e di peripezie dei membri di questo illustre casato, la storia non fa più menzione del castello di Baratuli; non è nominato nemmeno nell’atto che concludeva nel 1324 la pace tra i Pisani e gli Aragonesi, con cui i conti di Donoratico mantennero in feudo il castello di Gioiosaguardia e delle terre circostanti; essi cedettero al re tutti gli altri castelli che possedevano nell’Isola, compreso quello d’Acquafredda;
ciò sembra provare che la distruzione di quello di Baratuli risale a un’epoca intermedia tra il 1289 e il 1324.
Del resto, si legge nel Fara che tra le elargizioni fatte dal re d’Aragona nel 1358 viene nominato il villaggio di Baratuli, della regione di Dolia, dato in feudo a Giovanni Vacadano; in seguito egli parla dei paesi di Nuracati, Donori, Moduli e Baratuli, della curatoria di Dolia. Comunque s’interpreti questa
duplice versione, risulterà sempre che all’epoca indicata, e cioè nel 1358, il castello di Baratuli non esisteva più. Lo stesso autore parla del paese di Monasterii come facente parte anch’esso della curatoria di Dolia, a riprova del fatto che, vicino all’attuale villaggio di Monastir, si trovassero il castello e il villaggio di Baratuli, appartenenti alla stessa curatoria di Dolia.”
Su altri testi, vengono riportate le seguenti notizie….
“Verso Monastìr. Ripresa la «Carlo Felice» e lasciata a sin. una successione di strade per San Sperate, si profilano sulla d. brulli colli vulcanici, aggrediti da cave aperte; l’apice del più alto, il M. Olladiri (o Oladri) m 235, sopporta i ruderi del castello di Baradili (altre denominazioni sono Balardi e Baratuli), edificato, probabilmente nel sec. XII, dai giudici di Cagliari a controllo della viabilità che, in antico come oggi, qui converge; ricerche effettuate alle pendici del colle hanno anche individuato un vasto insediamento frequentato dal Neolitico recente al VI sec. a.C., al quale si riferiscono ceramiche d’influenza fenicia, etrusche e numerose ioniche, relative all’ultima fase dell’abitato. Più a N, sul M. Zara m 226, affacciato verso Monastìr, alcune «domus de janas» confermano la frequentazione preistorica della zona.”
“Nel Medioevo Ussana appartiene al Giudicato di Cagliari, dopo la sua caduta fu incamerata dal regno di Arborea; in quel periodo il territorio era controllato da Castello di Baratuli posto fra Monastir e Ussana, il quale, poco prima del 1323 fu distrutto da Pisani che lo possedevano perchè non cadesse in mano agli Aragonesi.”