Viaggiando lo scorso anno in Sardegna a visitare i Nuraghi, mi venne fatto di vedere in territorio di Pauli latino il Pozzo di santa Cristina. (SU Puzzu de Santa Cristina), singolarissimo monumento che meriterebbe d’esser meglio conosciuto e studiato.
Il pozzo consiste in un gran vano, che si sprofonda nel suolo in forma conico-tronca, con una strettissima apertura a fior di suolo, e in una specie di corridoio discendente, che via via restringendosi va dal livello del suolo al fondo del pozzo, col quale comunica per una strettissima apertura: le pareti del pozzo e del corridoio sono rivestite di grosse lastre di pietra ben connesse a secco.
In oggi corrono nel paese varie opinioni sull’origine e la destinazione del monumento; ma perdura ancora una credenza che gli da un’origine miracolosa.
Si dice dunque che Cristina fosse una povera e bella pastorella, perseguitata e maltrattata dal padre perchè non voleva cedere, non si sa bene se alle voglie sue o di un signorotto del paese.
Un giorno che essa fuggiva dinanzi al padre, stando per essere raggiunta, pregò fervorosamente il cielo di salvarla; il suolo le si aperse sotto i piedi ed essa scomparve, ma in quel posto rimase una buca di forma conico-tronca, perchè la gonnella della fanciulla, discendendo, s’era man mano allargata.
La pietà dei fedeli proclamò la fanciulla, così miracolosamente salvata, santa; e, per impedire che il suolo circostante alla buca franasse, lo rivestì con quelle pietre che ci sono ancora e per avere comunicazione col fondo del pozzo aperse quel corridoio laterale. Infine a poca distanza dal pozzo, fu eretta una chiesetta in onore di Santa Cristina.
Questa la leggenda come mi fu raccontata da una signora di Pauli latino: ma una nota dello Spano, il noto illustratore di cose sarde, ad un suo scritto sul pozzo di Santa Cristina, mi fa pensare che la si narri anche con particolari diversi.
In ogni modo oggi esistono ancora pozzo e chiesa e all’intorno vi si vedono alcune case, sorte certo con quel processo per il quale nel medio evo sorsero tanti villaggi e città intorno a chiese e conventi.
Infatti la chiesa e il pozzo furono per lungo tempo il luogo di convegno degli abitanti dei paesi circonvicini, che nel maggio, al tempo della festa di Santa Cristina, vi si recavano e processionalmente portavano in giro il simulacro della Santa.
Se oggi quel costume si mantenga ancora, non so: certo la chiesa è abbandonata perchè ridotta in pessimo stato dai cercatori di tesori, tanto numerosi e pertinaci in Sardegna che hanno tutto sforacchiato e messo sottosopra il pavimento. E anche le case, seguendo la postura della chiesa, sono oggi abbandonate.
Nella chiesa si vedono ancora due simulacri di legno della santa: l’uno, ritto in piedi in una specie di tabernacolo chiuso con sportelli, sull’altare maggiore: l’altro, disteso in una lunga cassa è tutto avvolto negli abiti e negli ornamenti della Santa; uniche cose che gli uomini, non i topi, vi abbiano rispettato.
Sarebbe bene che qualche sardo raccogliesse tutte le tradizioni che corrono in Sardegna intorno a Santa Cristina.
F. Quintavalle
Articolo tratto da “Rivista delle tradizioni popolari italiane” diretta da Angelo de Gubernatis, anno I, 1893