David Keys, giornalista del quotidiano The Indipendent ha firmato un interessante articolo sul tema dei giganti di Monti Prama. Sebbene risulti (forzatamente) approsimativo è decisamente interssante sotto differenti punti di vista. Da non perdere i commenti dei lettori Inglesi in risposta all’articolo pubblicato nello scorso mese di Febbraio (qui il testo orginale). In ultimo vi devo dire che a costo di riportare qualche inesattezza ho provato ad essere puntuale nella traduzione, vogliate perdonarmi per eventuali sviste.
Buona lettura, Andrea.
David Keys.
The Indipendent, Friday 17 February 2012
Archeologi e restauratori Sardi hanno faticosamente ricostruito un puzzle costituito da circa 5000 frammenti lapidei ricomponendo un piccolo esercito di guerrieri in pietra delle dimensioni di un uomo. Il piccolo esercito di statue lapidee, unico in Europa, si pensa sia stato distrutto nel bel mezzo del primo millennio ac da parte di un invasore esterno. Sebbene costituito da un numero di elementi molto inferiore rispetto il più famoso esercito di terracotta Cinese quanto ritrovato in Sardegna risulta di grande importanza in quanto più antico di 500 anni oltre che realizzato in pietra (e non in ceramica come quello Cinese).
Otto anni di lavoro hanno reso possibile la ricomposizione di ben 25 dei 33 guerrieri di pietra, rendendo possibile l’identificazione di tre differenti figure scultoree: arcieri, pugilatori e probabilmente dei guerrieri armati di spada.
Originariamente le statue sono state poste alla guardia delle sepolture dell’elite della società caratterizzante la Sardegna dell’età del ferro (VIII sec. a.C.). Non è chiaro se i giganti di pietra sia stati collocati ad eterna protezione del sepolto o a rappresentazione dello stesso.
Nei secoli successivi la loro collocazione i Cartaginesi (provenienti dall’attuale Tunisia) invasero la Sardegna e si pensa distrussero i guerrieri di pietra oltre che i modelli in pietra dei Santuari-Fortezza (ndr: Nuraghe). Secondo gli archeologi le ragioni della devastazione sono da attribuirsi all’importante valenza simbolica dei manufatti e delle tombe da esse protette.
In epoche successive il sito fu abbandonato e dimenticato, la Sardegna passò dal controllo Cartaginese a quello Romano per poi passare nelle mani dei Vandali, Bizantini, Pisani, Aragonesi, Spagnoli, Austriaci, Savoiardi ed infine, ai giorni nostri, Italiano.
Le migliaia di frammenti furono riscoperti solo nel 1970, la prima campagna di scavo fu condotta nel 1980 da parte dell’archeologo italiano Carlo Tronchetti. Al termine degli scavi fu possibile riassemblare solo due statue mentre la stragrande maggioranza del materiale fu invece conservata presso i magazzini del museo di Cagliari fino al 2004 anno di inizio dell’attività di restauro ad opera del Centro di restauro di Li Punti – Sassari.
Il ricostituito “esercito di pietra Sardo” richiama l’attenzione su una grande civiltà antica, quella Nuragica, della quale non ci conosce ancora molto. La civiltà Nuragica dominò l’isola dal XVI sec. a.C. al VI sec. a.C. e durante il suo periodo di massimo splendore (XVI-XII sec. a.C. ) edificò uno dei monumenti architettonici più imponenti mai prodotti nella preistoria: il nuraghe.
Ancora oggi i resti di circa 7000 fortezze nuragiche – i castelli più antichi d’Europa – continuano a dominare il paesaggio della Sardegna restituendo l’impressione di quanto dovesse apparire eccezionale l’architettura militare dell’età del Bronzo in Sardegna.
Le statue verranno esposte al pubblico a partire dalla prossima estate a Cagliari (località a 100 Km a Sud-est dalla zona di ritrovamento).
Alcune statue raffigurano dei guerrieri armati con archi, altre invece rappresentano delle figure protette da scudi provvisti di un’armatura di protezione ed un elmo con corna sulla testa. Un terzo gruppo di statue rappresentano invece i cosiddetti “pugilatori” ovvero delle figure che stringono uno scudo sopra la testa con la mano sinistra. Quest’ultimi si pensa possano rappresentare gli scudieri posti al servizio dei nobili sepolti nelle tombe hai piedi delle statue stesse.
Oltre i frammenti delle statue è stata rinvenuta una serie di modelli di nuraghe di differente tipologia (monotorre o complessi). E’ probabile che i modelli rappresentano le costruzioni reali monumentali (fortezze dell’Età del Bronzo trasformati in ancestrali dei santuari durante l’età del Ferro) associati con la famiglia immediata di ogni individuo sepolto.
La classe dirigente di questa parte della Sardegna potrebbe essere stato un gruppo relativamente ristretto di individui strettamente correlati. I lavori scientifici effettuati sul materiale scheletrico presso un laboratorio di Firenze suggerisce che la maggior parte degli individui erano imparentati da almeno due generazioni.
Testo di David Keys
Foto Archivio Contusu.it