Alberto Ferrero Conte De La Marmora ebbe i natali dal marchese Celestino Ferrero e dalla marchesa Raffaella Argentera di Bersezio a Torino il 7 aprile 1789.
Nel 1806 frequenta i corsi della Scuola Imperiale Militare di Fontainebleu, e nel 1807 ottenne il grado di sottotenente di fanteria. Nel 1808 fu col corpo del Macdonald nelle Calabrie e nel 1809 passo nell’esercito del regno d’Italia, prendendo parte alla campagna nel Veneto sotto il vicerè Eugenio. Partecipò ad alcune campagne militari combattendo al fianco di Napoleone. Nel 1813 gli venne concessa la Legion d’Onore. Nel 1816, con la restaurazione, riceve l’Ordine Militare di Savoia in cambio delle decorazioni militari napoleoniche. Nel 1821 venne dispensato, per motivi di salute, da ulteriore servizio militare e nel 1824 ricevette l’ordine di recarsi in Sardegna.
Alberto Ferrero Della Marmora accumulò onori: nel 1840 raggiunse il grado di generale ed ebbe il comando della regia scuola di marina; nel 1849 ebbe il grado di luogotenete generale e la monina a comandante generale della Sardegna; vicepresidenza della Reale Accademia delle Scienze di Torino, cavalierati e commende di innumerevoli ordini, ecc., ma soprattutto si dedicò anima e corpo alla Sardegna, pubblicando, sull’Isola più di cinquanta lavori scientifici.
Il La Marmora, durante il suo soggiorno in Sardegna, percorse l’isola studiandone particolarmente la geologia con l’intendimento di costruirne la carta geologica appoggiandola a quella geografica che aveva costruito e pubblicato il Rizzi-Zannoni in base alle osservazioni del P. Tommaso Napoli.
La carta fatta incidere a Parigi fu pubblicata in due fogli nel 1845, quattro anni dopo che era stata pubblicata nella medesima scala (1:250.000), dallo Stato Maggiore di Torino. Essa rimase per oltre mezzo secolo, fino al compimento di nuovi rilevamenti eseguiti dall’Istituto Geografico Militare Italiani, la più perfetta rappresentazione cartografica dell’isola.
L’opera descrittiva nella quale il La Marmora raccolse le sue osservazioni in campo geologico, archeologico, etnografico ed economico, apparve nelle sue opere: Voyage en Sardaigne del 1857 e L’itineraire de l’Ile de Sardaigne del 1860. La pubblicazione dei due volumi gli costarono 30 mila franchi e già per la Carta di Sardegna del 1845 aveva speso 80 mila franchi, senza contare le spese di viaggio, ingente somma consacrata per illustrare la Sardegna.
In una pagina dell’elenco degli itinerari compiuti in Sardegna fedelmente segnati da un taccuino, lasciato in dono al Canonico Giovanni Spano ed ora alla Biblioteca Universitaria di Cagliari, il La Marmora fa il riassunto del tempo complessivo trascorso in Sardegna e cioè: 13 anni, 4 mesi e 17 giorni Compì l’ultimo viaggio in Sardegna nel 1851, per rientrare, poi definitivamente in Continente ed attendere l’ufficio di consigliere dell’Ordine Civile di Savoia ed altri importanti incarichi. Morì a Torino il 18 maggio 1863 e fu sepolto a Biella nella cripta della Basilica di San Sebastiano dove il busto di marmo bianco, con tre grandi lastre di melafiro, voluto da Quintino Sella, ne ricorda la figura grande e generosa di ricercatore, dell’Uomo universale, trovato e riconosciuto importante nell’Isola di Sardegna, Terra lontana e bellissima.