Il Castello di Las Plassas, edificato prima del 1172, insieme ai castelli di Arcuentu e di Monreale, costituiva la cintura difensiva del Giudicato di Arborea…
Il Castello di Las Plassas, edificato prima del 1172, insieme ai castelli di Arcuentu e di Monreale, costituiva la cintura difensiva del Giudicato di Arborea. L’importanza del Castello è testimoniata anche dal fatto che il Comune di Genova lo ebbe in pegno dal giudice d’Arborea Barisone I (1146-1185).
L’edificio svolse una funzione strategico-militare di rilevante importanza, nelle vicende belliche e nel controllo del territorio del Regno d’Arborea e, dal 1410/20 del Regno di Sardegna.
Le campagne di scavo condotte hanno permesso di riconoscere le diverse fasi costruttive evidenziando, in particolare gli ambienti interni, le torri, i camminamenti gli alloggi, i locali destinati a magazzini, le cisterne, la corte.
Il Castello edificato sulla cima di una collina perfettamente conica, risulta in posizione dominante rispetto al centro abitato che sorse nel Medioevo per l’attrazione esercitata dalla fortificazione stessa e per l’aggregazione di Sas Plassas, cioè di diverse abitazioni con ampia corte per il ricovero del bestiame e per lo svolgimento dei lavori agricoli. Col passaggio dell’Isola sotto l’Aragona, a seguito della sconfitta subita dai sardi arborensi nella battaglia di Sanluri del 1409, il villaggio di Las Plassas, assieme a Villanovafranca e Barumini, venne infeudato all’iberico Pietro Besalù, per passare poi nel 1541, tramite acquisto, al valenzano Azor Zapata che nel 1566 ottenne il privilegio di nobiltà. Il feudo divenne Baronia di Las Plassas.
Un affascinante viaggio nel castello in armi di Las Plassas è stato percorso in un convegno organizzato dalle ragazze della società “Is Crontas“, che hanno allestito l’unico museo sardo sulla vita quotidiana nel medioevo nel piccolo centro di 250 abitanti. In questi anni hanno analizzato cibi, vestiario, tessuti ed utensili usati dagli abitanti di villa Sas Plassas nel periodo giudicale. Ma un interrogativo era ancora rimasto senza risposta: quali armi si utilizzavano nel castello di Eleonora e quali soldati per secoli hanno difeso uno dei baluardi più importanti del Regno d’Arborea. Le risposte non sono facili da trovare nei documenti, purtroppo non sufficientemente numerosi. Allora non resta che affidarsi alle testimonianze emerse nelle campagne di scavo che hanno interessato i resti del castrum Marmillae, nella sommità di quel colle dalla caratteristica forma tronco-conica che domina il centro abitato di Las Plassas. Domande che trovano risposte affascinanti e convincenti nelle parole dell’archeologo Giorgio Murru, che per mesi ha lavorato e scavato fra quello che rimane delle mura della fortificazione. «Non pensiamo a tanti soldati», dice Murru, «in 550 metri quadrati poteva operare un piccolo manipolo di armati». Quasi un corpo scelto dei giorni nostri, ma comunque degno di ammirazione e lode, sottoposti a rigidi criteri di arruolamento. A dieci chilometri in linea d’aria da quel castello si è consumata la famosa battaglia di Sanluri del 1409, che ha segnato la fine del sogno di indipendenza del popolo sardo a vantaggio degli aragonesi. «I soldati nel castello dovevano essere capaci di usare perfettamente archi e balestre, ma anche di badare alle necessità quotidiane», aggiunge Murru, «falegnami, soldati abili nel costruire armi così come di cucinare».
Uomini temprati, capaci di resistere agli umori altalenanti che serpeggiavano fra quelle mura, dove a periodi di tensione, impegnati nel respingere tentativi di assalto dalla valle, si alternavano mesi di calma e noia. La storia che sconfina quasi in un’atmosfera leggendaria, anzi la sfiora appena. Il castello di Las Plassas era sicuramente un castello di soldati ed armi. Lo ricorda Giovanni Serreli, esperto di medioevo, nel ripercorrere la storia del castrum dal possesso dei Genovesi fino agli assalti di Mariano IV e Brancaleone Doria, marito di Eleonora, al Regno di Sardegna, «Mariano IV reclutava i soldati nella villa di Las Plassas e molti attacchi di Brancaleone partirono da questo territorio».
Certo nella villa i soldati erano diversi da quelli sul castello. I primi erano divisi in mude, tre contingenti che si alternavano uno al fronte, il secondo in viaggio verso il campo di battaglia ed il terzo nel lavoro dei campi. Comunque la curadoria di Marmilla era armata. Ed il ruolo di primo piano ricoperto dal castello, modello di offensiva e difensiva per l’arte militare del tempo, testimonia che quella fetta di Sardegna rappresentava fonte di ricchezza per il Regno d’Arborea, soprattutto per la risorsa “grano”. Lo sottolinea il ricercatore Mario Cannas. Dove si trovavano le armi sul castello? L’architetto Ernesto Rollo ipotizza nella torre e descrive un cammino di ronda nel piano più elevato, da dove i soldati controllavano il territorio sottostante. Quali erano le armi utilizzate? «Per difendersi corazze, elmi e scudi», sottolinea Aldo Aveni Cirino, «per offendere, le armi portatili, come le balestre, con una gittata di 400 metri. Poi quelle da posta, le balestre a tornio, più massicce, capaci di penetrare i ripari mobili del nemico. Infine le artiglierie, per demolire le macchine avversarie». «Archi costruiti con legno di tasso ed olmo», aggiunge Flavio di Camillo, presidente della compagnia Villa Sellori. Come dimenticare la virga sardisca, giavellotto dall’asta lunga ed appuntita, lanciata od usata come arma da taglio, avvolta ancora nel mistero. Come ancora molti dubbi avvolgono ancora quel castello, che le prossime campagne di scavo potranno chiarire.
Il museo si trova a Las Plassas in Via A. Manzoni
Tel. 070 9364006 328 1924332
Apertura: su prenotazione
Tratto da un articolo di Antonio Pintori dell’Unione Sarda