Santu Bedru a mmare andei’ Sa-jae xe li ruei’; E Ili riponde Ddeu — Ite denej, Pedru meu? — A ssu bé m’à ddadu a mmossu A ssu goro meu, a ddossu. — Lea s’ijpina driltha E ponebbila biltha E ponedila dre-ldhiese Chi Bedru sanu siese. Tarantola e panza binta, Chi vattei’ fiza ilthrinta, Fiza ilthrinta vatteidi. Una bro monte nde lasseidi, Una bro monte, una bro bbacu, Mollhu m’ àsa e molthu d’ àpo. |
San Pietro al mare andò E gli cadder dentro le chiavi ; E gli risponde Iddio — Che hai, o mio Pietro? — Al piede mi ha morsicato, Al cor mio, al dorso. — Prendi la spina triste E mettivela pesta E mettitela tre giorni Talché Pietro sii sano. Tarantola e ventre dipinto, Che generò figlia stretta. E figlia stretta fece, Una sul monte ne lasciò, Una sul monte, una nella valle, M’hai ucciso e t’ho ucciso. |
Arza
, aggettivo femminile di arzu, barzo, screziato.
È il nome di un piccolo insetto a forma di ragno, che lo Spano chiama falangio, e 1’unico velenoso animale dell’ isola.
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Il popolo attribuisce effetti letali all’aculeo di questo insetto, di cui il dottor Elisio Marcialis nomina tre specie: arza bajana mutilla screziala, una cujada mutilla bruna, arza viuda mutilla nerastra.
Quando un individuo viene punto dall’arza viene tosto trasportato ai letamaio tra i suoni e i canti della
comitiva.
Giunti sul posto si scava un fosso, e vi si sotterra il paziente, lasciandogli solo di fuori il capo.
Fatta questa operazione, danzano in giro attorno al fosso dieci vedove, dieci nubili e dieci maritate.
Dopo qualche minuto l’ammalato viene tratto dal fosso, trasportato di nuovo alla sua casa, e messo dentro un forno tiepido.
Quindi lo si pone a letto, e si canta in coro, o al suono de sa serraja (specie di vescica di maiale secca che serve di cassa a una cetra primitiva), oppure si vociano le nenie (attittidu), che al solito incominciano con queste sacramentali parole:
Faladu m’est tu tronu, o mama de ranzolu (mi ha colpito un fulmine, o madre del ragno).
Avvertasi che si canta in allegria se l’ammalato addimostrasi calmo ; nel qual caso si crede morsicato dall’argia nubile : o si recitano le nenie se l’ ammalato è stato morsicato dall’argia vedova.
Le donne del popolo, per scongiurare le punture dell’argia, recitano queste parole:
« Comare arza mia. comare arza mia -No fattedas male a sa persone mia -No fattedas male a sa mia persone – Bos hapo a narrer mutos e cantones- mutos e cantones de ogni tenia -Comare arza mia, comare arza mia».