Il Canonico Giovanni Spano è probabilmente una delle personalità più illustri dell’ottocento Sardo; ancor oggi molte delle suo opere sono studiate o citate da chi ha interesse nello studio o semplicemente nel racconto della nostra città. Nella “Guida della città di Cagliari” il Canonico descrive la Cagliari del 1861, raccontandone la storia, i luoghi e in qualche modo le tradizioni. Curiosamente, leggendo l’opera dello Spano, ci si rende conto che non molto è cambiato nei luoghi descritti, da qui l’idea: provare a riprendere alcuni brani della sua opera affiancandoli di un “commento” visivo dei giorni nostri. Il brano proposto oggi è una parte del paragrafo “Pozzi o Fontane”, buona lettura.
…. Abbiam detto che in tutto il Castello esistevano 5 fontane (pag. 15). Questa di Santa Lucia è quasi dirimpetto alla Chiesa, edificata al tempo degli Spagnuoli nel 1604, come dall’ iscrizione ch’ è aIl’ ingresso.
D. O. M.
Felicissime regnante serenissimo et invictissimo Philippo Hispaniarum et Sardiniae rege Catholico Tertio orbis monarcha orthodoxae fidei protectore Calaritana Civitas totius Sardiniae Regni caput primas praesidium et emporium celebre hoc fontis B. Luciae nominatum opus aere publico fieri curavit. Consulibus Gaspar Fortesa Petro Johanne Otgerio Stephano Satta Quenza Antioncho Maltes et Matheo Xinto anno a Christ i nativitate MDCIlII.
Questo pozzo scavato nella roccia nel punto più culminante del Castello ha di profondità 120 metri circa, l’acqua è limpida, ma è un poco salmastra.
L’altra fontana è in poca distanza sotto la piazza vicina, detta di Vittorio Emanuele, e comunemente di San Pancrazio. Per poterla vedere si scende a man sinistra, ed il pozzo è della stessa profondità come quello di Santa Lucia.
Questo però è più antico, perché rimonta al tempo dei Pisani, e da molti si crede che vi esistesse fin dal tempo dei Romani, attesa la sua struttura interna.
Prima, il buco, l’ordegno e i recipienti esistevano in mezzo la piazza; di modo che era deturpata ed incomoda, esistendovi anche la casupola pei cavalli, che giorno e notte girano la rota del mulino per tirare l’acqua che si porta in botti per la città per uso delle famiglie. La voce generale dimandava una riforma di questo locale, perchè il fango dell’ inverno, ed il fetore della state incomodavano i cittadini che ivi traversavano per recarsi alla passeggiata.
Si fecero varii disegni per cambiare la forma del casamento, e fra questi vi era quello di dare al medesimo l’aspetto di un tempietto circolare; ma non si toglieva l’ingombro della piazza ch’è una delle più belle del Castello, sebbene irregolare.
Fu il conte D. Carlo Boyl, in allora Colonnello ed ispettore dell’ Artiglieria Reale, che propose di rimpiazzare il casamento sotto terra, scavando nella roccia, per collocarvi il meccanismo del molino, discendendovi per mezzo d’una rampa che sta all’angolo sinistro, e coprendo la sala e galleria da una gran volta.
Fu terminata nel 1825, e perchè si dubitava della solidità, onde provarne la forza, vi si collocarono sopra 4 cannoni di bronzo di grosso calibro col loro affusto, e vi si lasciarono per più settimane, senza che la volta abbia per nulla sofferto. L’acqua che si estrae si è fatta passare sotto il livello della piazza per mezzo di un canale di piombo che la conduce alla piazza di Santa Croce, ove esiste il deposito e dove Con facilità concorrono i carri per trasportarla in città.Questa bellissima opera il sullodato Conte di Boyl la fece eseguire coi servi di pena; e perchè lo stato della finanza civica era ristretto, fece la spesa con un sussidio che ottenne dal Re Carlo Felice, che generosamente lo diede dal suo patrimonio privato. Da qualche tempo questa c fontana non è in attività, per mancanza di appaltatore che non vi trovava il suo conto. L’acqua di questa fontana è meno salmastra delle altre. Con una pompa che comunicasse alla sottoposta vasca, potrebbe portarsi all’angolo della piazza con molto vantaggio di tutti…
A presto, Andrea