Anche se venivano chiamate [easyazon_link identifier=”B009MBTVLM” locale=”IT” nw=”y” tag=”testo_art-21″]COGAS[/easyazon_link](STREGHE) potevano essere maschi o femmine. Alla nascita si riconoscevano per un piccolo pezzo di coda.
Spesso avevano l’aspetto di persone normali e conducevano una vita normale; questo le rendeva difficilmente riconoscibili, anche perché i loro lunghi vestiti nascondevano l’eventuale coda.
Qualcuno diceva che esternamente si distinguevano dai comuni mortali per le unghie molto lunghe; ma nessuno poteva giurarci.
Avrebbero potuto essere individuate subito per i loro grandi poteri, ma quelli li mostravano di notte, segretamente, senza farli vedere ad alcuno.
Le madri facevano di tutto per evitare che il nascituro diventasse strega, allora, come comandava la tradizione, mettevano un treppiede per il fuoco (trèbini) sotto il letto della partoriente.
Si racconta anche il rituale che permetteva loro di diventare un altro essere.
Cominciavano col recitare alcune formule magiche conosciute solo a loro, si ungevano le giunture delle ossa con del lardo sciolto sulla fiamma, invocavano l’aiuto di Satana perché ne facilitasse la metamorfosi.
Si potevano trasformare in qualsiasi animale: mosche, uccelli notturni, soprattutto nel barbagianni (sa stria); ma anche in gatti, cani, in campagna prendevano l’aspetto di serpente.
In questo modo potevano passare inosservate agli umani e andare di casa in casa, preferibilmente col favore delle tenebre, e compiere i malefatti.
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Agivano quasi sempre di notte, trasformate in gatto entravano nelle case attraverso le fessure delle finestre, in mosca dal buco della serratura o da ogni più piccolo pertugio. Allora si diceva che andavano a COGAI.
La gente aveva paura, sprangava porte e finestre, allontanavano i gatti senza padrone, tappavano il buco della serratura e ogni altro foro, facevano preghiere di scongiuro.
Ma esse riuscivano sempre a penetrare nelle case e colpivano le loro vittime nel sonno, quando erano indifese e incoscienti.
Prendevano un po’ tutti, ma avevano una predilezione per i bambini, che soffocavano o succhiavano loro il sangue.
Erano una sorta di streghe-vampiro, particolarmente attratte dal sangue umano, soprattutto da quello dei neonati non ancora battezzati.
Al calare delle tenebre sentivano sempre più impellente la brama del sangue, allora le giunture delle ossa cominciavano a trasformarsi, cambiavano sembianza e andavano in cerca delle loro vittime.
Facevano queste cose anche perché invidiose di tutte le donne che avevano figli.
Is cogas molto spesso si trasformavano anche in mosche o mosconi, si posavano sulle persone, iniettavano i loro veleni mortali. Per questo motivo a Villacidro tutti rispettavano i ragni, essi proteggevano dalle mosche-demoni.
La povera gente si difendeva come poteva, prima di tutto rivolgendosi a Dio con le preghiere.
Si conoscevano pure dei rimedi più specifici.
Per evitare che le streghe penetrassero nelle case di notte, prima di andare a letto, le famiglie mettevano un treppiede per il fuoco (trèbini), una seggiola (scannu) o una scopa rivolti verso l’alto.
Bisognava stare attenti a non prendere la seggiola per l’estremità dello schienale e farla ruotare su un piede, produceva l’effetto opposto: attirava immediatamente le streghe.
Molti le tenevano lontano mediante is BREBUS (antiche preghiere segrete e magiche tramandate da generazioni) che cacciavano il demonio.
Tutti, nei momenti di difficoltà, ricorrevano a S. Sisinnio, il santo villacidrese protettore contro il demonio e i suoi rappresentanti terreni.
A testimonianza della sua potenza ricordavano che durante la festa del santo, la prima domenica di agosto, presso la chiesetta erano assenti mosche e mosconi.
Secondo la tradizione, dopo la nascita di un bambino, il padre doveva esporre l’immagine del Santo in ogni porta della casa per impedire l’ingresso delle streghe.