CABRAS – Racconti che sembrano usciti dalla fantasia di uno scrittore o di un regista cinematografico.
Le parole di don Ferdinando Scintu, archimandrita ortodosso ed esorcista, fanno venire i brividi e potrebbero far vacillare anche i più scettici.
Si parla di esorcismi e dell’eterna lotta del bene contro il male: «Si, sono un esorcista ma pratico un rito solo quando ce n’è davvero bisogno», dice don Ferdinando.
Nonostante l’aspetto austero, condito dall’inseparabile tunica nera e dal tipico copricapo ortodosso, è una persona tranquilla, mite, il cui tono di voce infonde serenità: «Ho scelto questa strada per fare del bene alle persone che ne hanno bisogno», spiega l’archimandrita.
E, se si crede ai suoi racconti, don Ferdinando è stato in grado di risolvere situazioni ai limiti dell’incredibile. Storie di possessione e di spiriti irrequieti; storie di persone normali catapultate da un giorno all’altro ai confini della pazzia senza motivi apparenti.
Proprio qui, quasi in punta di piedi, entra in gioco la figura dell’archimandrita esorcista che sfida il demonio per riportare la serenità nei corpi e nelle anime dei posseduti. «Ricordo la storia di una donna di Seneghe», racconta don Scintu, «Non riuscivamo a portarla dentro la chiesa. Si dimenava con forza sovrumana e gridava. Quando ho iniziato il mio rito lei ha reagito, il suo addome si è gonfiato in maniera spropositata e pareva che due protuberanze, simili ad un paio di corna, fossero ad un passo dal perforarle la pelle. Sono riuscito a portare a termine il rito e a liberare la poverina da quella presenza demoniaca».
L’album dei ricordi di don Ferdinando è pieno di episodi di questo tipo.
Mentre racconta le storie più incredibili i suoi occhi paiono rivivere quei momenti: «Ricordo anche il caso di una ragazza di Fluminimaggiore. Era rimasta posseduta mentre per scherzo faceva una seduta spiritica. I genitori della giovane riuscirono a mettersi in contatto con me che, come si suol dire, accettai il caso. Quando vidi la ragazza entrai subito in contatto con lo spirito maligno che la possedeva ed ebbi una sgradita sorpresa: erano più di uno. Si trattava delle anime di tre ragazzi morti in un incidente stradale che non avevano nessuna intenzione di abbandonare il corpo che possedevano. Ordinai loro di andar via e di lasciare un segno della loro fuga. Non mi ubbidirono e ricordo, come se fosse oggi che, mentre praticavo il rito, sentivo sulla schiena la pressione di mani gelide che mi spingevano. Non mi persi d’animo e conclusi l’esorcismo grazie ad un’antica formula greca che custodisco gelosamente. Alla fine risuonò un fortissimo scoppio, come una fucilata. Era il segno che i tre spiriti avevano abbandonato il corpo della ragazza».
Niente fantasia, sia chiaro, questa è la realtà di don Ferdinando.
Tratto da La nuova Sardegna del 09/12/2005