Un venerdì Santo, di diversi anni fa, una coppia di sposini, di rientro da Cagliari, visse questa esperienza paranormale, incredibile e spaventosa.
Erano ormai a circa trenta km da Ploaghe, precisamente attraversavano la piccola galleria nella Carlo Felice in zona “Mejologu”.
Essendo lei in attesa, preferì sedersi nei sedili posteriori per star maggiormente comoda, per cui, il posto affianco all’autista rimase vuoto.
Nel buio del tunnel accadde un fatto da brividi.
Mentre discutevano, si accorsero che due persone o meglio di presenze si erano accomodate all’interno dell’auto: una davanti ed una dietro.
Fuori dalla galleria, videro anche i volti.
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Nel lato destro dell’autista si posizionò un giovane, taciturno.
Non aprì bocca, indifferente guardava avanti.
Nel sedile posteriore, invece, un uomo di mezza età, affascinante, ben curato e ben vestito aveva con sé uno spillo che utilizzava per pungere la spalla della donna.
Diceva: “ti ricordi quando hai fatto questo, ti ricordo quando hai fatto quest’altro…” e per ogni peccato continuava a pungere l’incredula signora.
Il marito ad un certo punto sembrò non curarsi di quanto stava accadendo all’interno del veicolo.
Guidava e guardava avanti quasi fosse in stato di ipnosi.
La donna si sentì l’unica consapevole della situazione.
Non poteva parlare, l’uso della voce le fu impedito. La dimensione in cui era catapultata si potrebbe definire spirituale. Era una lotta dell’anima.
Iniziò a pregare. Il rosario sembrava infastidire lo strano passeggero che iniziò a pungere con più insistenza e violenza.
La giovane si fece prendere dallo sconforto, si sentiva impotente, troppo debole rispetto a quell’essere.
Non credeva nemmeno lei nella forza delle preghiere. In modo assai tenace, comunque, continuò e si affidò a Dio.
Riprese a pregare con maggiore fede e di colpo la macchina si fermò in una zona di sosta, proprio mentre recitava “l’Angelo di Dio”.
Il Demone scese dall’auto ed iniziò a ballare ed a muoversi attorno all’auto e nel contempo a ruotare su se stesso come in giravolta.
Sbeffeggiandola e ridacchiando ripeteva a cantilena “ Angelo di Dio che sei il mio custode…” quasi come se le preghiere non lo sfiorassero minimante.
All’improvviso dalla strada arrivò un vento leggero, come “una mano di vento” che spazzò via lo spirito con violenza.
Quel che accadde in quell’auto rimase segreto per decenni.
Oggi per la prima volta la coppia ha deciso di parlarne.
È un racconto vero, una testimonianza che vuole metterci in guardia e ricordarci che siamo fatti anche di spirito e che il mondo non si limita a ciò che si vede, si sente e si tocca.
Quando uscite dalle gallerie, ricordate sempre di guardare nello specchio retrovisore.
A vostra insaputa, qualche strano passeggero può essere salito a bordo.
Pasquale Demurtas