I Riti Orgiastici legati all’acqua, erano praticati dai tempi più remoti anche in Sardegna, come d’altronde in tutto l resto del mondo di allora.
Nella puntata precedente mi sono soffermato a descrivere un rito che ha visto coinvolto il Principe, Sacerdoti e Dignitari, ed il popolo tutto che, festante, alla fine rientra alle proprie abitazioni ed alla abitudini quotidiane…. Ebbene, ma è altrettanto vero che, festività varie, si intersecavano e si alternavano durante tutto l’anno. Le varie occasioni, tra l’altro, offrivano un modo per “evadere” e per distrarsi, tra sacro e profano, e le attività quotidiane che spesso tenevano la gente in un certo stato d’oppressione per il duro lavoro, o perché impegnati in azioni guerresche a difesa della propria terra e della stessa vita.
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Le occasioni quindi, di una festività, erano la valvola di sfogo che serviva loro per ritemprarsi come vedremo attraverso il Rito che vado a raccontare.
La Dea Madre e Il Toro
Cerimoniali di vario genere si erano alternati nell’arco di un mese e si erano intensificati nell’ultima settimana in maniera ossessiva tra la Sacra Fonte e la Grotta Santuario che fungeva da tempio sotterraneo… Sacerdoti e Sacerdotesse si alternavano da un luogo all’altro e, soprattutto, sul far della sera, si riunivano nel Santuario per officiare dei riti preliminari alla Grande festa in onore della divinità androgina Toro-Mater, trattenendosi fino all’alba.
Toro e Mater, l’androgina divinità, veniva adorata separatamente durante il resto dell’anno solare, ma, in quel periodo, si riunivano indissolubilmente perché legate da un filo sottile che le fondeva insieme… la rigenerazione.
La fusione delle due entità presupponeva che, nell’atto della copulazione le due forze scatenassero un energia nuova, quella creatrice, la stesa che avrebbe ingravidato le donne apportando poi dei figli che andavano conseguentemente ad allargare la comunità, sebbene già numerosa ma, che perdeva allo stesso tempo numerosi elementi, causa vecchiaia, malattie e guerre, che erano costretti ad affrontare frequentemente.
Il Rito Orgiastico
I riti preparatori all’interno del Santuario preludevano al Grande Rito, alla Grande Festa alla quale si era oramai giunti.
L’immensa caverna era illuminata a giorno da una miriade di fiaccole, il popolo tutto era al suo interno disposto ordinatamente a ridosso delle pareti, in fondo, tra due stalattiti gigantesche un grande altare, di fronte il Grande Sacerdote e la Sacerdotessa attorniati da un nugolo di Vestali le assistenti, completamente nude.
Musici e cantori erano disposti a formare una corona intorno all’altare ed agli officianti, mentre l’immenso antro si saturava di un acre profumo che dissolvendosi diveniva delicatissimo e soave, erano rami freschi di Elicriso e di alloro, quelli che bruciavano lentissimamente sulle braci curate dalla vestali, esse intervenivano ancor prima che le foglie ed i rami bruciassero completamente in modo che l’inebriante profumo respirato dagli astanti procurasse una maggior eccitazione generale.
La musica, da ritmica e cadenzata cresceva sempre più creando una sorta di frenesia incontenibile alimentata per di più dai canti che, da salmodianti, si erano trasformati in evocazioni sempre più eccitanti sessualmente anche per la partecipazione di gruppi di ballerini che si muovevano sinuosamente mimando l’atto sessuale.
La Grotta Santuario era oramai satura del profumo delle erbe, resa quasi irrespirabile dalla mescolanza degli umori misti al sudore che i presenti tutti emanavano copiosamente.. Donne ed uomini erano ornati di corone e ghirlande di mirto e di altre erbe aromatiche che mitigavano in parte l’acro odore del sudore, ma non lo sovrastavano completamente.
Ad un gesto del Gran Sacerdote, ballerini, musici e cantici smisero di colpo insieme alle effusioni dei partecipanti che si ricomponevano alla meglio.
Le vestali portarono sull’altare due bellissime sculture il Toro e la Mater subito prese in consegna dal Gran Sacerdote e dalla Massima Sacerdotessa ordinarono il lavacro delle due figure con l’acqua che stillante dalla volta della caverna traboccava da un immenso bacile di pietra ricavato da una bassa stalagmite che era cresciuta di fronte all’altare. Dopo il lavaggio e le fumigazioni, le due immagini vengono portate in processione tra la gente che si inchina riverente fintanto che riportate e deposte sull’altare, levando le braccia al cielo, entrambi i sacerdoti, danno inizio al baccanale, mentre la vestali dedicate alla sorveglianza del fuoco avevano aggiunto sulle braci ardenti una grossa manciata di strano granuli oltre alle erbe aromatiche…. erano un composto impastato di resine profumate che contenevano sostanze allucinogene.. forse dei funghi.
La musica aveva ripreso e col suo rollio tambureggiante era arrivata al parossismo, il vino e le altre bevande fermentate dai cereali scorreva a fiumi mentre la gente si mescolava in abbracci promiscui nella forma più naturale trasportati in un orgia gigantesca che coinvolgeva assolutamente tutti quanti.
Non esistevano freni inibitori per l’occasione, la droga e l’alcool alimentavano il già presente ed acceso desiderio, i corpi si mescolavano in abbracci innaturali dal momento che erano emerse le caratteristiche animalesche stimolate dalla condizione generale che si era creata per riflesso.
Urla, sospiri, sibili e grugniti si mescolavano in questo rito orgiastico che sembrava non dovesse aver fine tra l’euforia generale incontenibile. A terra, distesi sul pavimento, appoggiati alle paretti ed alle colonne stalattitiche, si mescolavano in un amplesso infinito, creando una bolgia infernale non facilmente descrivibile.
Solo i vecchi erano rimasti nel villaggio, a custodire i bambini più piccoli, mentre donne ed uomini erano tutti presenti alla festa.
I rituali preliminari erano incominciati intorno alle dieci della sera e si erano protratti sino a mezzanotte quando si era dato il via alla promiscuità…Il Rito Orgiastico e terminava quando il sole era già alto nel cielo. Solo dopo aver smaltito la sbornia colossale procurata dall’alcol e le droghe, ancora barcollanti per la stanchezza si rientrava finalmente a casa,
Si presume che il rito prevedesse l’accoppiamento carnale tra il sacerdote e la sacerdotessa quali rappresentanti delle due divinità che seppur adorate separatamente, in quella circostanza si dovessero riunire nel loro essere primordiale, l’androgino Toro-Mater quale entità primaria dispensatrice della vita.
Riti simili si officiavano in disparate occasioni, presso una fonte ritenuta Sacra, un pozzo, anch’esso sacro, nei templi costruiti appositamente o presso santuari sotterranei come quello appena descritto.
Tali riti erano detti d’Incubazione, cioè, che permettevano di assorbire la forza generatrice della divinità che in tale circostanza la elargiva ai fedeli.
Centinaia o migliaia di altri, si sono alternati e mescolati nel tempo, fino a scomparire nello scorrere dei secoli, anche se vaghe tracce sono riscontrabili in periodi e luoghi diversi, ancor oggi.
Pier Paolo Saba