A dominare la gola scavata dallo scorrere del rio Araxisi stanno, ancor’oggi adagiate su una rupe dalle pareti color ocra che si alzano a precipizio sul fiume per circa 150 metri, le rovine del Castello di Medusa.
Purtroppo della storia del castello non abbiamo molti elementi, si sa per certo che appartenne ai giudici di Arborea e che nel 1189 Pietro 1°, Giudice di Arborea, a causa d’un grosso debito contratto col comune di Genova, si obbliga a dare in pegno ai creditori Genovesi questo castello esistente nei suoi territori e di provvedere a proprie spese alle paghe e al mantenimento del castellano e di sette guardie che dovevano custodirlo. Da allora la storia tace lasciando spazio a numerose leggende e aneddoti.Della struttura del castello al giorno d’oggi non rimane molto, nonostante il luogo mantiene un gran fascino sopratutto grazie lo splendido contesto paesaggistico nel quale è inserito. Purtroppo la giornata scelta per la visita non è stata delle più fortunate, il cielo nuvolo e quindi la scarsa luce non ha reso giustizia lo splendido contesto naturale che circonda il castello. Nella Gallery che segue alcuni degli scatti più significativi
Riprendendo il discorso relativo le numerose leggende fiorite attorno questo maniero riporto quanto in proposito scritto dai ragazzi di Samugheo dell’ambito del progetto Sardegna 2000 duranti i corsi di alfabetizzazione tenuti presso lo stesso comune in collaborazione con il CRS4. (http://spazioinwind.libero.it/s_2k/samugheo/index.html)
Nel maggio del 1860 il castello fu visitato dallo Spano.
Prima di addentrarci totalmente nella leggenda, sarà bene parlare di un Perseo meno mitico, legato al castello di medusa,che rientra pienamente nella storia, già che tra le carte dell’archivio di Stato di Cagliari se ne parla diffusamente.
Un certo Francesco Perseu, di Asuni, che era stato condannato a sette anni di carcere per furto, mentre scontava la sua pena nel penitenziario di Genova, nel 1844 presentò una istanza al Ministero di Torino, ove proponeva il condono della sua pena in cambio della rivelazione del luogo in cui si trovava un tesoro che egli aveva scoperto, ma di cui non era potuto entrare in possesso perché fu arrestato subito dopo.
Raccontò che, mentre si trovava alla macchia, era riuscito a penetrare nei sotterranei del castello di medusa attraverso un foro della parete rocciosa. Discesa una scala marmorea e aperta una porta di ferro, si era trovato in una grande sala in mezzo alla quale si trovavano due grandi cumuli di monete d’oro. Intorno alla sala vi erano delle splendide statue di marmo. In ogni angolo si vedevano antiche armi di foggia diversa e vi erano pure una corona d’ oro con un grosso diametro.
Il Perseu, non avendo con se alcun contenitore, non potè far altro che riempire le sue tasche di monete d’oro. Lasciò quelle grandi ricchezze pensando di tornare per portarle via, poco alla volta, tutto il tesoro. Ma aveva appena nascosto l’ oro asportato nel suo rifugio, detto su con calle de Argoneu, quando fu preso dai cavalleggeri.
Chiedeva pertanto al Ministro che venisse accompagnato al castello di Medusa. In cambio della libertà avrebbe mostrato dove stava nascosto il tesoro.
Il Ministero pare abbia creduto alla storia di Perseu, si incaricò il vicerè di Sardegna di fare delle indagini in proposito. Lo stesso detenuto fu fatto rimpatriare e condotto nei pressi del castello. Perseu non riuscì a ritrovare il suo nascondiglio si lamentava che il sentiero era stato cambiato. Nonostante volesse insistere nella ricerca, il sottotenente lo fece riportare in carcere, convinto che si fosse inventato la storia per potere evadere nei sotterranei nel castello.
La tradizione popolare racconta che Medusa per difendere questo tesoro aveva fatto preparare due forzieri uguali, uno lo riempì del suo oro e di pietre preziose, l’ altro con musca maghedda, una mosca che se lasciata libera avrebbe sterminato gli esseri umani. Questo impaurì tutti e nessuno osava toccare il tesoro.
in vari paesi della Sardegna ci sono delle affinità e leggende paesane che parlano dei castelli di Medusa figlia di Urcheddu re di Sardegna.
C’ è chi racconta, in tempi più recenti, che la bella Medusa viene trasformata in un uomo, il re Medusa, che andava a trovare Maria Cantada,la sua amante, e per non essere sorpreso da i suoi nemici, metteva al rovescio gli zoccoli al suo cavallo.
Ma a Samugheo nella sua tradizione si raccontano varie storie su il re Mida, figlio di Gordio e di Cibele. Infatti la dea Cibele, di cui si sono trovati i resti di un tempio ad Abbasassa, un territorio assai vicino al castello di Medusa.
Si racconta che il suo culto si diffuse assai rapidamente in tutto il mondo romano perché ricordava stranamente la statua della madre che i Romani ammiravano sulla spina del circo massimo, e probabile che Cibele , in Sardegna venisse chiamata anche Mida. Associandola a Medusa, la signora, la protettrice, la sovrana del luogo e creando delle confusioni.
Come detto la tradizione trasforma Medusa in un uomo e ne fa l’ amante di Maria Cantada, e si racconta che lungo le rive dell’ Araxixi, in località Sa conca ‘e jaca, si vedono due roccioni, uno di fronte all’ altro, che sembrano messi per sostenere degli ipotetici travi. Nella leggenda pare che Maria cantada, volesse costruire un ponte. Quando la raggiunse la notizia del rapimento del figlio, accecata dal dolore e dalla rabbia, lascio cadere a poca distanza la roccia che teneva tra le mani per il completamento del ponte. Quella roccia e chiamata ancora oggi Su tedile de Maria Cantada o Sa conca de Riu Maere. La vera storia non la sapremo mai, i miti si sono confusi e sovrapposti a motivi fiabeschi, e vanno scomparendo nella memoria.
Andrea