Le interessanti vicende celate dietro i ruderi di un antica fortezza nota come Castello di Medusa o Castello di Asuni, ci hanno spinto a partire per una spedizione in Sardegna, e più precisamente ad Asuni, un piccolo paese vicino Samugheo in provincia di Oristano. Come è lecito immaginare, la posizione del castello è estremamente strategica; situato sulle cime del Monte del Castello di Medusa di 216 m di altitudine e completamente inaccessibile da tre lati. Dal punto dove si è obbligati a proseguire a piedi, lo staff ha impiegato circa un’ora e mezza per raggiungere le rovine, ma la splendida veduta paesaggistica ha certamente ricompensato tutte le nostre fatiche.
Una storia incerta
Si può affermare che tutt’oggi non è del tutto certo il periodo storico in cui fu edificato il castello, anche se l’ipotesi di un’origine bizantina sembra essere la più accreditata tra gli storici.
Il mistero del tesoro
Di leggende intorno al Castello Medusa ce ne sono veramente tante e sarebbe certamente improponibile raccoglierle tutte in un unico articolo. Quella che abbiamo deciso di raccontarvi è la seguente: si narra che la giovane principessa Medusa, figlia del Re di Sardegna Urcheddu, dovendosi allontanare dal suo castello decise di proteggere i suoi immensi tesori. Si fece portare due grossi forzieri e in uno nascose tutti i gioielli, mentre nell’altro mise la leggendaria “sa musca macedda” che in italiano vuol dire “mosca macellaia”.
Dopo la partenza di Medusa, la servitù non credendo alla storia di sa musca macedda decise di aprire uno dei due forzieri. Purtroppo per loro aprirono quello sbagliato liberando così una mosca dai poteri inauditi. Tale leggenda sembra prendere maggiormente piede nel momento in cui in un certo periodo storico, una strana mosca fa la sua comparsa dal nulla nell’isola sarda decimando interi villaggi. Ma esiste realmente un tesoro nascosto nel Castello di Medusa? Secondo il bandito Francesco Perseu sembrerebbe di sì!
Francesco Perseu
Siamo nel 1844 quando il bandito Francesco Perseu che sta scontando i suoi 7 anni di reclusione in un carcere piemontese presenta al Ministero di Torino un’istanza dove propone il condono dei suoi crimini in cambio della rivelazione del luogo ove, poco prima di essere arrestato aveva scoperto un immenso tesoro. Il Perseu aveva messo tutto per iscritto nelle sue memorie, scrivendo che quando nel 1838 si trovava ancora in stato di latitanza, vagava nei dintorni del Castello di Medusa quando ad un certo punto si imbatté in un foro nella parete rocciosa che conduceva a una scalinata in marmo che a sua volta conduceva ai sotterranei del castello.
In quel luogo il Perseu vide ogni sorta di tesoro; mucchi di monete d’oro sparsi qua e la, gemme e preziosi, armi, magnifiche statue e una splendida corona d’oro. Non avendo con se contenitori decise di riempirsi le tasche di monete d’oro e tornare in seguito per prelevare il resto delle ricchezze. Fece appena in tempo a nascondere in un posto sicuro ciò di cui era entrato in possesso che venne arrestato. Le memorie vennero inviate al ministero di Torino, che credendo alla storia di Perseu incaricò il vice re di Sardegna di portare avanti le indagine. Francesco Perseu fu fatto rimpatriare in Sardegna ma non fu in grado di ritrovare ne il suo nascondiglio ne l’ingresso ai sotterranei. Fu definitivamente ricondotto in carcere. Nell’archivio di Stato di Cagliari è contenuto un intero fascicolo che certifica l’autenticità di tale fatto.
Noi di Mister Mistero possiamo assolutamente confermare la presenza di moltissime grotte e aperture nelle pareti rocciose circostanti, ma purtroppo quasi la totalità dei cunicoli con cui siamo entrati in contatto visivo si sono verificati a noi impraticabili in quanto privi delle adeguate attrezzature. Torneremmo certamente sulle rovine del Castello di Medusa attrezzati di tutto punto, ma nel frattempo vi lasciamo a un breve filmato che abbiamo girato proprio in quel luogo per fare ammirare anche a voi la bellezza dei paesaggi! Sperando che nel frattempo nessun altro trovi il tesoro, e nessuno si imbatta nella famigerata “musca macedda”, vi salutiamo affettuosamente.
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