C’è chi la questione energetica del Sulcis non la vede solo come un problema di tariffe scontate e di fonti alternative, di imposizioni dell’Ue e di tavoli sindacali. Per nulla.
C’è piuttosto chi ha una visione talmente antica, anzi quasi primordiale del territorio e delle sue ricchezze misteriche che ha saputo tracciare itinerari terapeutici di magneto-terapia naturale che scaturirebbe da località frequentate nella notte dei tempi.
Flussi energetici, pioggia di particelle emesse delle pietre antiche che sarebbero in grado di apportare, in chi è predisposto a riceverle, benefici portentosi quasi come la radioterapia. Le chiamano le buone vibrazioni del Sulcis e provengono dai suoi siti archeologici millenari diventati, grazie all’iniziativa di un’associazione di Carbonia, Prometeo, la meta di una nuova forma di turismo e di benessere.
È il turismo dei luoghi magici, quello delle cure neolitiche buone per lo spirito e per il corpo. «Basterebbe esporsi per una mattinata agli influssi, frequentare i siti per alcuni ore per accorgersi delle buone energie che in passato si sono tradotte in vere guarigioni». A sostenere la causa di questa terapia dell’energia naturale è Augusto Mocci, commerciante di Carbonia, uno degli assidui organizzatori dei percorsi che stanno attirando da diverso tempo uomini e donne da tutta Europa, rapiti da questa esperienza decisamente inconsueta.
A chi storce il naso (la medicina ufficiale per prima) ripensando al fatto che questa sensazione di benessere derivata da pietre lavorate millenni fa, da luoghi frequentati da antichissime popolazioni, sia solo autoconvincimento emotivo, Mocci risponde: «Sono proprio recenti studi di radiodiagnostica, di fisica e di medicina a dimostrare che gli effetti benefici non dipendono da autosuggestione, non stiamo parlando di stregoneria o di improbabili elisir».
Respinta l’accusa di ingenerare l’illusione di godere dei benefici miracolistici della magnetoterapia, l’associazione ha tracciato anche nel Sulcis le tappe consigliate di questo viaggio nell’energia vitale. I luoghi con la più alta potenza energetica dovrebbero essere sei: le tombe dei Giganti di Barrancu Mannu a Santadi, le grotte di Tanì e Monte Crobu vicino a Carbonia, Is Urigus, il nuraghe Monte Cuccu di Tratalias e Genna Mustazzu di Iglesias.
Ogni luogo ha caratteristiche differenti a seconda del tipo di frequenze che emana.
Non è un caso che le civiltà prenuragiche realizzarono in questi punti di presunto forte magnetismo i luoghi dediti al culto. Non è un caso che le antiche regole dello sciamanesimo indichino questi posti al di là che uno, poi, ci creda o meno. Insomma, oggi, anche il sud ovest sardo è diventato una sorta di studio terapico a cielo aperto. In teoria basterebbe poggiarsi sulle pietre per un’ora circa, poggiare le mani sui cristalli o sui graniti, «per avvertire – spiega Augusto Mocci – le benefiche emissioni delle particelle di energia che restituiscono turgidità alle cellule».
Il percorso inizia nelle domus de janas di Barrancu Mannu, dove con una normale macchina fotografica digitale (che immortala non immagini ma flussi elettromagnetici) si potrebbero scorgere le bolle di energia pura che risalgono dalla pavimentazione.
La seconda tappa è un percorso a Is Urigus, Comune di San Giovanni Suergiu, dinanzi a ingenti sculture antropomorfe che suscitano inquietanti interrogativi su chi possa averle realizzate.
Quindi le grotte del tempio di Tanì e le domus de janas di Cuccuru su Cordolinu di Monte Crobu (Carbonia) costituirebbe fonti di energia note, pare, già dal sesto millennio.
Un altro sito inserito di recente nel programma di escursioni è il nuraghe di Monte Cuccu, a Tratalias, «considerata – riprende Mocci – una potente camera di immersione nelle vibrazioni».
Infine Genna Mustazzu, nell’Iglesiente, ricca di misteriosi siti archeologici che infonderebbero sensazioni (forse più che altro psichiche) di benessere.
Il tour curativo energetico è finito, senza lista di attesa e impegnativa del medico curante. La medicina rimane scettica? Il viaggio nell’antica energia del Sulcis prosegue.
Tratto da Unione Sarda
ANDREA SCANO