La leggenda di San Giovanni si basa su un fatto storico realmente accaduto.
Il libro Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara, è un opera storiografica e culturale tra le più importanti mai realizzate in Sardegna, la quale cita tra i tanti fatti storici raccolti anche la devastazione del villaggio di Pabillonis(1).
In quell’epoca, le incursioni barbaresche provenienti d’oltremare si fecero sempre più costanti e sanguinose in tutta l’isola, anche a causa di un editto del 1502 che sancì la definitiva cacciata dei Mori dalla Spagna, dando così un forte impulso alla pirateria mediterranea.
Tali incursioni colpirono anche la nostra isola. Basti pensare che è proprio durante tutto il corso del 1500 che la Sardegna viene dotata di un sempre più crescente numero di torri costiere (in numero superiore alle 100
unità, complessivamente), poste a protezione di tutto il territorio isolano.
Tali misure servirono a limitare ma non ad eliminare del tutto il problema. Nel 1584, infatti i pirati raggiunsero anche il villaggio di Pabillonis, il quale venne attaccato e depredato.
Durante questo tragico evento, molti pabillonesi per sfuggire al nemico cercarono rifugio in tutti i luoghi più disparati. Si narra che qualcuno cercò un nascondiglio all’interno e sopra il campanile della chiesa parrocchiale (quella dedicata a San Giovanni Battista).
Un gesto che servì a poco in quanto gran parte della popolazione venne catturata e fatta prigioniera mentre altri, sfortunatamente, vennero uccisi.
Alcuni paesani però riuscirono a rifugiarsi lungo le sponde del fiume Frumini bellu (“fiume bello” in italiano), che scorre poco lontano dal centro abitato di Pabillonis.
Il corso d’acqua era caratterizzato in quel tempo da una fitta boscaglia di alberi d’ontano(2) (àlinu è il termine a norma per lo scritto o àbiu nel parlato) e, sempre secondo la leggenda e la tradizione religiosa, i paesani disperati e in preda al timore di morire per mano dei Mori invocarono a gran voce la protezione di
Santu Giuanni (San Giovanni), che miracolosamente salvò loro la vita(3).
Da quel giorno, come simbolo di devozione e ringraziamento al Santo, ogni agosto si svolge la festa in suo onore, attraverso la sfilata de Is carrus de s’àlinu(4).
Is carrus de s’àlinu
Tra tutte le sfilate sarde caratterizzate da carri trainati da buoi (e in molti casi sostituiti da più comuni trattori)(5), comuni in quasi tutte le feste paesane più o meno note, quella di Pabillonis risulta essere unica in tutto il Medio Campidano per un dettaglio: le frasche con cui viene realizzato e addobbato ogni singolo carro sono esclusivamente di ontano. La motivazione è strettamente correlata al concetto di devozione divina, a quella leggenda con un fondo di verità che è stata poc’anzi descritta.
Completano l’arredo dei carri un mix di oggettistica comune quale arazzi antichi e altri tappeti di varia forma e colore, attrezzature e arnesi agricoli del passato inserite all’interno e all’esterno de is tracas(6).
La sfilata è aperta dal gruppo folkloristico di Pabillonis Santu Juanni e dal suono delle launeddas(7), a cui fanno seguito tutti i fedeli che affollano le vie principali del paese.
1 Giovanni Francesco Fara, erudito e religioso, uno degli uomini più illustri della cultura sarda dell’età spagnola a cui venne dato l’appellativo di “padre della storiografia sarda”. Chorographia Sardiniae fu un’opera realizzata nella seconda metà del 1500 (1580-1589). Fara afferma che durante queste incursioni il paese di Pabillonis venne distrutto assieme ad altri due villaggi: Gonnos e Fanadiga. Oltre a questa opera resa pubblica solo nell’Ottocento ne scrisse un’altra abbastanza famosa chiamata De Rebus Sardois, anch’essa opera annalistica e storiografica.
2 L’ontano è un albero di medie dimensioni (massimo 20 metri di altezza), diffuso in Sardegna prevalentemente lungo i corsi d’acqua. Oggigiorno l’ontano non è più presente sulle sponde del Frumini bellu di Pabillonis. Il taglio di questa tipologia di albero avviene ad Arbus coordinato dall’ente Forestas, per farsì che la festa possa essere celebrata come di consueto.
3 Il nome Giovanni in sardo muta in base alla zona considerata: Giuanne, Giuanni, Juanni, Juanne.
4 Solitamente la festività inizia il 27/28 agosto e prosegue per circa 4 giorni.
5 La presenza dei trattori oggi è un sinonimo dei tempi che cambiano. Ciò nonostante non snaturano la festa.
6 Is tracas sono dei carri fatti a mo’ di baracca, quindi aventi una copertura contro pioggia ed altri agenti atmosferici.
7 Le launeddas sono uno strumento musicale a fiato policalamo ad ancia battente, di origini antichissime, capace di produrre polifonia ed è suonato con la tecnica della respirazione circolare.
Il presente documento è il frutto di un lavoro coordinato e condiviso da più giovani, con l’intento di migliorare l’immagine del comune di Pabillonis, promuovendo lo sviluppo sociale e culturale dello stesso.
Responsabile progetto
Giacomo Costantino Porcu – Socio Benas, associazione culturale di Pabillonis
Direttivo
Flavio Colombo, Presidente Associazione Benas
Davide Collu, Vice Presidente Associazione Benas
Nicola Porcu, Segretario Associazone Benas
Soci dell’associazione Benas
Associazione Benas
Comune di Pabillonis
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