In uno dei tratti di costa più incontaminati e selvaggi di tutta l’isola arricchito di fascino per via della presenza, affascinante e malinconica, dei ruderi delle antiche miniere, si apre Cala Domestica…
Stretto fiordo dalle acque trasparenti, incuneato tra due promontori ricoperti di macchia mediterranea, che culmina in una spiaggia con dune di sabbia chiara. Fino al 1940 la cala fu utilizzata come porto d’imbarco dei minerali provenienti dalla vicina miniera di Acquaresi: un trenino (si può ancora notare parte del tracciato dei binari) portava il carico fin sull’arenile dove veniva imbarcato sulle bilancelle che lo traghettavano fino a Carloforte, porto in cui potevano attraccare navi più grandi dirette verso il continente.
A proteggere lo strategico scalo e le coste dalle incursioni Barbaresche, verso la fine del seicento venne eretta per volere di Filippo II re di Spagna la Torre di Cala Domestica.Edificata sul promontorio che chiude la spiaggia verso sud (promontorio appunto di “acqua segreta”) è di forma cilindrica, in pietra calcarea e tufo. L’edificio misura circa 12 m di diametro per un’altezza di circa 11 m con mura di 2,5 m; all’interno una scala conduce alla terrazza di avvistamento. All’esterno sono ancora visibili le mensole che sostenevano l’apparato difensivo. L’insieme di torri comunicava sia direttamente “a vista”, che con un sistema a zig-zag, cioè poggiando il segnale sulle torri “a guardia morta” che lo ritrasmettevano alle altre. In questo modo le torri di Carloforte, Calasetta, Portoscuso, Porto Paglia e Cala Domestica costituivano un efficace sistema di avvistamento sino all’emblematica “Guardia ‘e is Turcus” presso Capo Pecora.
Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzata come punto di osservazione: la scala a pioli in metallo che conduce all’ingresso risale a quel periodo.
La scala d’accesso:
L’interno della torre:
Foto Andrea Gambula, Testi: fonti varie.