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Le Janas, fatine sarde

Se di notte, mentre dormite, vi sentite chiamare tre volte, non vi allarmate sono le janas che vi hanno scelto.

Se di notte, mentre dormite, vi sentite chiamare tre volte, non vi allarmate sono le janas che vi hanno scelto.
Vi porteranno a vedere i tesori che custodiscono e se sarete onesti e non tenterete di rubare, sarete per sempre ricompensati, altrimenti tutto quello che toccherete si trasformerà in cenere e carbone.
Le janas sono un piccolo popolo, sono minute, alte poco piu o poco meno di un palmo, vestono di rosso vivo, hanno il capo coperto da un variopinto fazzoletto, ricamato con fili d’oro e d’argento, e portano pesanti collane d’oro lavorato.
Dicono che siano molto belle; ed il loro corpo sia evanescente, luminoso, a volte tanto luminoso da abbagliare. Chi le ha viste da vicino giura che la loro pelle e delicatissima e che hanno lunghissime unghie capaci di scavare la roccia.
Di giorno non escono mai, il sole, per quanto pallido, le scotterebbe facendole morire.
Qualcuno le chiama fate, qualcuno streghe, ma sono entrambe le cose, dipende solo da noi, se le capiamo sono fate, se le cacciamo streghe.
Abitano in piccole grotte sui costoni delle alture sarde; le case delle fate sono conosciute come domus de janas, dentro ogni cosa e a misura di jana: il mobilio, le suppellettili, tutto.
Se vi capita di scorrazzare per le strade sarde guardatevi attorno, ogni collina puo nascondere una o piu di queste dimore incantate, magari dietro un arbusto o sotto un masso appena scostato, cercate con calma e senza pregiudizi e  vedrete che ne troverete.
La loro vita trascorre in gran parte a filare il lino, a tessere, ovviamente su telai d’oro, e a cucire stoffe preziose che trapuntano con fili d’oro e d’argento.
Di notte, quando e luna piena, stendono i panni sui prati ad asciugare.
A Cabras, quando c’era la luna, scendevano dalle montagne a chiedere il lievito per fare il pane. Era l’unico modo per far lievitare il loro pane perchè si dice che il lievito che vede la luna, e quello delle janas lo vedeva, non puo lievitare.
La notte scendono nelle case degli uomini, si accostano alle culle e a volte cambiano l’intensita della loro luce. In tal modo stabiliscono il destino del bambino, nessuno sa come decidano se un bambino sara fortunato o meno, ma e certo che lo facciano.
Ancora oggi quando si incontra una persona fortunata si dice che e bene vadada, di quella sfortunata, invece, si mormora che è sicuramente mala vadada.
Le janas in qualche paese sono piu cattive e dispettose e i paesani le chiamano mala janas. Le mala janas (a dirlo veloce si corre il rischio di pronunciare margiana) sono crudeli, ma qualcuno le confonde con i margiani e le janas e muru o e mele (fate del muro e del miele) ovvero le volpi e le donnole.
Bisogna stare attenti a non sbagliare.
Le janas sono cattive con chi le vuole truffare. A Monte Mannai, vicino
Macomer, una jana ballava felice con gli uomini, ballava su ballu tundu (il ballo Tondo) al suono delle launeddas, passava di ballerino in ballerino, sempre piu velocemente finche non senti la voce delle sue compagne cantare:

sos buttones ti chirca. (I bottoni cerca)
Chircadi sos buttones. (Cercati i bottoni)

Tutto si fermo , la jana si guardo il corpetto e vide che le avevano rubato i preziosi bottoni di filigrana.
Da quel giorno non si videro piu fate in quella zona, andarono via offese e amareggiate dall’avidità e dalla malizia degli uomini.
Oggi le janas non dovete disturbarle, sono diventate sempre piu schive, dovete aspettare che siano loro a cercarvi.
Fate finta di dormire e ad occhi socchiusi le vedrete volteggiare sopra di voi.

tratto dal web