Tra le maschere del carnevale sardo troviamo quelle tradizionali Sarulesi : “Sa Maschera a Gattu” e “Su Maimone“.
“Sa Maschera a Gattu”
Fin dal lontano 1850, anno in cui si hanno notizie certe, mascherarsi “a Gattu” è sempre stato molto comune a Sarule. E’ forse una delle maschere più famose, citata anche dalla scrittrice Grazia Deledda, nel suo romanzo “Elias Portolu”.
La maschera indossa: “duos oddes” (due gonne del costume) al rovescio per nascondere i ricami e garantire l’anonimato; una copertina bianca sulla testa come simbolo della nascita; un velo nero davanti al viso come emblema della morte; e una fascia rossa intorno al capo per simboleggiare il matrimonio.
“Sa Maschera a Gattu” la si può ammirare anche nella versione con una sola gonna (sempre al rovescio) allacciata al collo e indossata sopra “sos pantalones a s’isporta” con “sos cambales” e “sos cosinzos”.
“Su Maimone”
Questa maschera è simbolo di buon auspicio; anticamente era un fantoccio che veniva esposto nei campi per scongiurare e augurare una buona annata per i pastori.
L’abbigliamento è composto da: “su gappottinu”, “pantalonese a s’isporta”, “sos cosinzos” e “sos cambales”. Il viso è coperto da una maschera molto particolare realizzata con “pane de morisca” cioè la foglia dei fichi d’India essicata.
Un tempo, un fantoccio con le stesse sembianze veniva trainato da un carro per i buoi per le vie del paese accompagnato da una filasstrocca:
“Lori, lori lu moimus
Su maimone
Issentiu mannu
Si non cioghede occannu
Mazzude t’isperdimus”. …..
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