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La leggenda di Senorbì: dall’origine del nome al mito del telaio d’oro

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Si racconta che in passato esistesse una densa foresta abitata da cinghiali. Un giorno, un popolo di bellissime donne e uomini fortissimi giunse nella foresta e cominciò a disboscare e uccidere i cinghiali. Gli uomini costruirono un villaggio al posto della foresta, che chiamarono Senorbì, dal nome sardo del cinghiale, “sirboni”.

Il re, insieme ai cortigiani, andò a vivere sulla collina di Simieri, mentre il popolo costruì le loro capanne nella valle, proprio dove si trova oggi il centro abitato. Il re, che viveva nel nuraghe di Simieri, si innamorò di una delle bellissime donne del popolo e fece costruire per lei un magnifico telaio d’oro. Ma il suo amore non fu mai corrisposto e il re impazzì per il dolore, distruggendo la sua reggia e uccidendo i cortigiani.

Il telaio d’oro rimase sepolto sotto le macerie del nuraghe, ma ancora oggi a mezzogiorno nelle giornate d’estate si può sentire il rumore del telaio e il canto delle cortigiane del re.

L’origine del nome “Senorbì” ha diverse interpretazioni. Secondo alcuni, deriva dall’unione dei termini latini “Sin” (dea luna) e “Orbis” (disco), con il significato di “disco della luna”. Un’altra interpretazione fa risalire il nome del paese alla parola sarda “sirbon

L’origine del nome “Senorbì” ha diverse interpretazioni. Secondo alcuni, il nome deriverebbe dal latino, dall’unione dei termini “Sin” (dea luna) e “Orbis” (disco), con il significato di “disco della luna”. Un’altra teoria fa risalire il nome del paese alla parola sarda “sirboni”, che significa cinghiale, animale che popola in modo massiccio le campagne della Trexenta. Inoltre, si pensa che il nome possa derivare dalla parola fenicia “Scen”, con il significato di cresta montuosa dentellata.