Mariano IV d’Arborea, il visconte de Bas-Serra, è stato uno dei più grandi sovrani del Giudicato d’Arborea, il più famoso dei quattro regni sardi. Nato ad Oristano nel 1317, Mariano IV ha ereditato la cultura e la politica del padre, il Giudice Ugone II de Bas, che mirava a mantenere l’autonomia del Giudicato d’Arborea. Mariano IV ha ampliato questa visione all’intera Sardegna, raccogliendo le istanze delle popolazioni dell’isola che erano stanche delle lotte fratricide tra Pisani e Genovesi che si combattevano negli altri giudicati.
Storia Politica
I legami politici tra gli Arborea e gli Aragona sono stati un caso particolare, frutto di due fattori: il primo è la licenza invadendi rilasciata dal papa Bonifacio VIII a Giacomo II d’Aragona, che gli ha conferito il titolo di re di Sardegna, nonostante l’isola fosse sotto il dominio di altri poteri. Il secondo è la richiesta degli Arborea di collaborare con gli Aragona per sconfiggere la resistenza militare pisana nel giudicato di Calari. Questo ha creato una sorta di equivoco storico e politico: gli Arborea consideravano gli Aragona come alleati militari che avrebbero aiutato a sconfiggere Pisa e Genova, mentre gli Aragona vedevano gli Arborea come feudatari da sottomettere. Inoltre, gli Aragona erano improntati al potere feudale di tipo europeo, mentre in Sardegna il feudalesimo non era mai esistito e gli Arborea non lo riconoscevano. Ugone II ha accettato l’idea di essere un feudatario, ma solo per evitare una guerra diretta. Nessun giudice avrebbe mai accettato di essere subordinato al re d’Aragona.
Mariano IV ha continuato la politica del padre, cercando di mantenere l’autonomia del Giudicato d’Arborea e ampliando la sua visione all’intera Sardegna. Ha lottato contro i poteri stranieri, cercando di liberare l’isola dal dominio di Pisa e Genova. Ha anche promosso la cultura e le arti, facendo di Oristano un centro di grande importanza culturale.
Alla morte di Mariano IV, il Giudicato d’Arborea ha iniziato a declinare, fino a essere incorporato nel Regno di Sardegna nel 1420.
I Re d’Aragona utilizzarono vari metodi per cercare di mantenere alleati gli Arborea, dal periodo di Giacomo II, ad Alfonso IV, fino a Pietro IV. In ogni modo, cercarono di garantirsi la fedeltà dei Giudici Arborensi attraverso la concessione di vari titoli baronali, matrimonio e stringendoli in legami di parentela. Il rango sovrano fu assegnato sia al Giudice che ai suoi figli. In particolare, il titolo di Visconte di Bas, in Catalogna, fu il principale titolo conferito ad Ugone II. Questo titolo era molto importante nella nobiltà catalana, in quanto solo il sovrano era al di sopra del titolo di Visconte.
Nonostante gli Arborea fossero considerati alla corte come dietro gli infanti d’Aragona, queste concessioni non furono sufficienti a trasformare gli Arborea in baroni vassalli del re d’Aragona. Infatti, c’era una differenza di concezione di vassallaggio tra il sovrano Aragonese e gli Arborea, i quali erano fermamente convinti dell’idea di libero Giudicato. Ciò è dimostrato dal fatto che i figli del Giudice non avevano alcun titolo nella corte di Aragona, poiché qualsiasi titolo baroniale sarebbe stato inferiore a quello del Giudice stesso.
Tuttavia, i legami tra gli Aragona e gli Arborea erano significativi, anche a livello parentale. Inoltre, i cadetti degli Arborea erano frequenti ospiti alla corte Aragonese. Mariano IV d’Arborea, secondo figlio del Giudice Ugone II d’Arborea, Visconte di Bas, venne educato alla corte di Alfonso il Benigno, conte di Barcellona e sovrano della Catalogna e Aragona, come richiesto dal padre.
Mariano IV d’Arborea partecipò attivamente all’incoronazione di Pietro IV il Cerimonioso, figlio di Alfonso IV, nel 1336. Tuttavia, dopo la morte del padre nello stesso anno, Mariano IV d’Arborea tornò ad Oristano. Sempre nel 1336, si sposò a Barcellona con la nobile catalana Timbora de Roccabertì, dalla quale ebbe quattro figli: Ugone, Eleonora, Beatrice e un bambino che morì prematuramente nel 1346.
Conte di Marmilla e del Goceano
Nel 1339, il giovane Mariano ricevette il titolo di Visconte de Bas (Catalogna), conte della Marmilla e del Goceano dal re Pietro D’Aragona. Questi possedimenti situati fuori dal Giudicato, resero Mariano un vassallo del re di Sardegna e Corsica. Le insegne personali di Mariano, rappresentavano gli alberi eradicati e i Pali catalani.
Quando Mariano era il conte del Goceano e non ancora il giudice, ripopolò abilmente il borgo di Castel di Goceano, noto come Burgos, e restaurò il castello antico per difendere il confine nord del Giudicato. In qualità di conte, si dedicò a migliorare l’agricoltura nei suoi territori, il che si rivelò fondamentale per la ripresa economica del giudicato, che versava in una profonda crisi a causa delle guerre contro Pisa. Durante questo periodo, Mariano emanò una serie di norme scritte che regolamentavano l’allevamento e l’agricoltura, allo scopo di migliorarne la produttività e, in parte, il diritto penale, che in seguito sarebbe evoluto nella Carta de Logu.
Mariano IV – Giudice di Arborea
Nel 1347, alla morte di suo fratello Pietro III, Mariano fu incoronato Giudice d’Arborea.
Per più di quindici anni, Mariano mantenne l’alleanza con la Corona d’Aragona, seguendo la linea diplomatica del padre. Tuttavia, si accorse che la politica di Pietro IV prevedeva l’annessione graduale della Sardegna nell’orbita aragonese. Inoltre, dopo la conquista di Alghero da parte dei catalani, che erano in guerra contro la famiglia dei Doria nel nord Sardegna, Mariano scatenò un conflitto che durò fino al 1410, quando il giudicato terminò di fatto con la capitolazione di Oristano. Durante il regno di Mariano, tuttavia, l’Arborea mantenne il controllo della guerra. Gli eserciti giudicali, con attacchi rapidi e imprevedibili, costrinsero i catalano-aragonesi a ritirarsi da tutti i territori dell’isola, ad eccezione delle inespugnabili rocche di Castel Di Castro (Cagliari) e della città di Alghero.
Mariano accumulò ingenti risorse finanziarie attraverso l’acquisto e l’accumulazione di granaglie nel mercato mediterraneo e la successiva rivendita durante i periodi di carestia, caratterizzata da grandi margini di guadagno.
Dopo un breve periodo di pace nel 1355, le ostilità ripresero con sconfitte anche catastrofiche per l’Aragona: Pedro De Luna guidò un esercito direttamente alle mura di Oristano, ignorando i castelli in possesso dei sardi, che nel frattempo avevano dato vita ad una guerra nazionalista. L’esercito catalano-aragonese, con le spalle scoperte, venne intrappolato dall’attacco combinato di Mariano e del figlio Ugone (futuro III), che vinsero diversi scontri.
Mariano non solo si distinse come leader militare, ma anche come legislatore. Fu lui a creare il codice rurale, che sarebbe stato poi ripreso e integrato nella famosa Carta de Logu dalla sua stessa figlia Eleonora, sotto la guida del funzionario giudicale di spicco della famiglia Mameli. L’obiettivo di Mariano era di promuovere lo sviluppo dell’agricoltura moderna. Inoltre, ebbe l’onore di incontrare e stringere rapporti con grandi personalità dell’epoca, tra cui Santa Caterina da Siena.
Purtroppo, i suoi sogni furono spezzati dalla sua prematura morte nel 1376, causata dalla peste che, all’inizio del XV secolo, colpì la Sardegna nel momento di massima potenza giudicale. Anche sua figlia Eleonora cadde vittima della stessa malattia.