Sant’Antoni ‘e su fogu: Per festeggiare il loro Santo protettore (Sant’Antonio Abate) i porcari ogni anno in suo onore sacrificavano un maiale. La carne del maiale arrosto, accompagnata da abbondante vino, veniva poi distribuita a coloro che si intrattenevano davanti al falò preparato in onore del Santo, che durava acceso tutta la notte del 16 gennaio e persino l’indomani. Insieme alla carne si offriva anche un pane caratteristico, fatto apposta per l’occasione.
Questo pane veniva impastato con la sapa ed aveva nome e forma diversa a seconda dei paesi. Comunemente era conosciuto come «pane de Sant’Antoni». A Urzulei questo Santo veniva festeggiato due volte l’anno, a metà gennaio e a metà giugno. I pastori, a gennaio, mettevano da parte un agnello, il più bello, da donare al Santo. Era l’offerta della primizia fata alla divinità per propiziarsene i favori. Se l’agnello moriva o si infortunava, veniva sostituito da uno sano (riscontri simili li troviamo anche nel Levitico[1]). A metà giugno si faceva in piazza l’ecatombe.
Su fogu ‘e Sant’Antoni: fuoco di Sant’Antonio è detto l’Herpes Zoster; i Sardi lo curavano facendo scaturire delle scintille da una pietra focaia e lasciandole cadere sulla pelle infiammata. Perché la cura fosse efficace doveva essere fatta da una persona che avesse ucciso in pubblico un uomo, oppure dal più giovane o dal più anziano di sette fratelli o da un pastore che avesse tutte le bestie marchiate con lo stesso segno.
Secondo una leggenda fu Sant’Antonio a donare il fuoco agli uomini che lo rubò con l’astuzia ai diavoli dall’inferno. Per questa ragione, in onore del Santo, si crede che venga preparato il gran falò con al centro un grosso tronco di quercia da sughero, circondato da altra legna. Un tempo, quando il fuoco si spegneva, molti giovani si cospargevano il viso con i resti carbonizzati del sughero.
Paolo da Ozieri http://www.webalice.it/ilquintomoro
[1] Levitico. È il terzo libro del Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio).