La costruzione della Torre di San Pancrazio ebbe inizio nel 1305 dai Pisani su progetto dell’architetto Pisano Giovanni Capula. La Denominazione “Torre di San Pancrazio” deriva dalla presenza, nelle vicinanze della torre, di una Chiesetta, ora scomparsa, dedicato appunto al santo.
Questa notizia sull’origine del nome ci viene ricordata dal Canonico Spano nella sua “Guida di Cagliari e dintorni” edita nel 1861. Lo stesso Spano riporta nella sua opera il testo dell’iscrizione metrica in marmo presente sul lato destro della torre determinante per la datazione dell’edificazione della stessa:
Sub annis milleno nostri Redemptoris
Quino terecento bine inidictionis
Dei Deorum.
Dominorum tempore Becti alleata
Raynerii de balneo turris haec fundata
Castellanorum.
Cujus operarius fuit constiutus
Bectus Calzolarius providus astutus
Ubique locorum
Atque scriba publicus sibi assignatus
Eldisius notarius qui si Deo gratus
Celi celorum
Cefa hujus fabricae opera sedula
Architetorum optimus Joanne Capula
Murariorum.
Considerata “gemella” della Torre dell’elefante, progettata anch’essa dal Capula, si racconta che un tempo fosse denominata torre dell’aquila per via di una statua raffigurante l’animale (in perfetta analogia con quanto oggi è ancora visibile per la torre dell’Elefante). Il simbolo dell’aquila presente su questa torre, quello dell’elefante e quello del leone (rispettivamente sulle torri dell’elefante e del leone) voleva simboleggiare, nel primo impianto del castello medioevale, l’inespugnabilità e la potenze della rocca nascente.
Eretta sul punto più alto del colle (130 m s.l.m), la torre di S. Pancrazio, fu costruita in bianco calcare estratto dal colle di Bonaria, raggiunge un altezza di 36 metri di altezza. Presenta tutte le peculirairtà dell’architettura Pisana, quindi tre lati chiusi ed uno aperto.
Delle sottilissime feritoie sono state ricavate nei tre lati chiusi, per dare l’idea dell’imponeza della costruzione basta ricordare lo spessore di circa tre metri di queste mura. Il quarto lato, appunto aperto verso l’interno del Castello, mostra i ballatoi in legno situati sui quattro piani della torre.
Nel 1328 gli aragonesi ne fecero murare il lato aperto (verso piazza Indipendenza) e la adibirono ad abitazione e a magazzino. In seguito venne utilizzata come carcere.
Con i lavori di restauro eseguiti all’inizio dello scorso secolo alla torre è stato ridato l’aspetto originario demolendo la chisura sul quarto lato (quello appunto che da verso piazza Indipendenza).
Una curiosità, il Canonico Spano ci racconta di una vicenda relativa i fatti legati la congiura del 6 Luglio 1795. Ai piedi della torre fu ucciso l’intendente Girolamo Pitzolo qui dispogliato ed appeso affichè potesse essere esposto agli insulti ed al ludibrio del popolo.
Foto Andrea Gambula